Il senso della misura

La codifica della realtà tra filosofia, scienza ed esistenza umana

La comune premessa alla creazione di un sistema di “spiegazioni” che permette agli individui di una data comunità d’interpretare gli avvenimenti nei quali sono coinvolti é stata sempre quella di interagire con l’ambiente circostante e conservare le informazioni considerate pertinenti allo scopo prefissato. Quando gli uomini furono capaci di inventare le prime tecniche di misurazione l’abilità nell'acquisizione e gestione di queste informazioni subì una cesura intellettuale assolutamente fondamentale, paragonabile, nella storia dell’evoluzione della vita sul nostro pianeta, alla comparsa, quando ancora le specie animali erano solo negli oceani, della capacità di “vedere” ciò che è distante. Queste tecniche permettono, in ultima analisi, di codificare informazioni sulle proprietà del mondo (codifiche senza le quali spesso non sono possibili analisi e pensiero razionali) ed i relativi sviluppi sono stati alla base del progresso della tecnica e della scienza. Le misure sono quindi una delle pratiche più antiche dell’umanità e una delle sue conquiste più sofisticate. L’obiettivo di questo libro è quello di introdurne il significato, riassumendo a grandi linee il processo storico che ha portato alla formazione dei concetti e delle consuetudini metrologiche attuali e discutendo criticamente questi risultati. Si vuole così mostrare quanto i protocolli e i risultati delle misurazioni dipendano dal contesto storico e dal soggetto che esegue le operazioni e ne trae le conclusioni. Particolare attenzione viene dedicata alla nascita del Sistema Metrico Decimale in piena Rivoluzione Francese e all’attuale dibattito sulla determinazione dell’incertezza delle misure. Per quanto riguarda quest’ultimo aspetto l’autore prende una decisa posizione a favore del cosiddetto “approccio bayesiano”, basato sull’idea intuitiva che la probabilità quantifichi il grado di fiducia attribuito all’occorrenza di un evento.

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